"Lettere d’amore di una viaggiatrice – opera n.395". Origini e dietro le quinte
Tutto ebbe inizio più o meno nel 2005. Fu grazie al giocoso scambio scritto con il mio caro amico pittore Sandro Taliani. A lui, con spietata ironia e complicità, raccontavo accadimenti inventati e non che venivano sollecitati e alimentati a sua volta attraverso domande degne di un vero e proprio spettacolo dell’assurdo.
Una spalla e un amico perfetto.
Da lì nacquero quelle che successivamente furono chiamate: Lettere d’amore di una viaggiatrice – opera n. 395.
Inizialmente furono: Lettere d’amore a Sandro T… come profondo intimo ringraziamento per avermi, in modo così naturale, stimolato ed aiutato a tirar fuori un’opera diversa, scritta, sotto la forma di monologhi teatrali.
Mi resi conto però che questo titolo poteva essere banalmente mal interpretato e quindi mutai nel titolo attuale: “Lettere d’amore di una viaggiatrice: opera n. 395”.
Il numero? Da quasi l’inizio della mia professione iniziai a numerare e catalogare le opere che realizzavo, quindi, anche questa raccolta fu catalogata come opera finita, numerata, archiviata.
Negli anni i monologhi aumentarono, la mia amica critico cinematografico Marga Esposito mi fu di grande aiuto per la prima scrematura. La catalogazione ebbe quest’ordine: gli impubblicabili, quelli da non pubblicare se non da vecchissima se ci fossi arrivata nonchè molto molto famosa sempre se ci fossi arrivata, e quelle “assolutamente sì”.
Le diedi totale fiducia e così feci.
E adesso?
Ma cosa farne?
Le sentivo vibranti come quando si crea un’opera. Le sentivo vive, surreali e abbastanza singolari e scalpitanti da volergli dare una forma adatta, la veste giusta.
Immaginavo spesso e volentieri che questi monologhi potessero essere rappresentati in teatro. Avevo in mente scenografie, costumi, luci, sguardi e gesti.
L’incontro con l’attrice Lucia Ciardo fece sì che la prima lettera inserita nel libro, fu interpretata da lei a Roma al teatro di Documenti, al Caffè letterario e nel mio studio dove, davvero non so come, entrarono 27 spettatori.
I monologhi prolificavano ancora, vibravano come vibrano le idee delle persone che non trovano mai pace.
Esperienze di vita propria, quelle prese in prestito da altri, intuizioni bislacche. “Mea Cupa” invece fu scritto su ispirazione di una fotografia realizzata dallo scenografo Gaspare Lombardo. Ancora “Viaggiatrice da cavacecio”, “La venditrice di caramelle bianche” “La distillatrice di momenti” “Prodotto felice” e… ognuno che sia breve o meno, racchiude un piccolo vissuto umano sottoforma di immagini, ma questa volta i colori sono da sentire e le pennellate sono scrittura.
Gli anni passano.
Gli anni passano, i monologhi dormono un sonno lungo e profondo, le opere si susseguono fra sculture, dipinti, disegni ed incisioni, ma un bel giorno accade che un piccolo libero editore (di quelli che pubblicano solo ciò che desiderano pubblicare) Paolo Alfieri di ICONE edizioni , decide di leggerle e anche di pubblicarle.
Immagino sia abbastanza singolare anche lui per voler divulgare questi scritti, pensai. Oltre ciò decise di allestire il libro anche come catalogo inserendo 97 opere a colori… non ci avrei davvero pensato.
E così prese davvero forma grazie a lui, la mia opera n. 395.
Un po’ di responsabilità in effetti la sentii da subito… si pentirà di questa pubblicazione? e ad oggi la domanda non cambia: si sarà pentito?
La presentazione del libro
Per la presentazione non ebbi dubbi: chiesi subito alla bravissima giornalista Ornella Bellucci di cui ho ascoltato diverse interviste da lei realizzate rivolte al sociale.
Ha da sempre uno sguardo singolare sul mondo, e il fatto che accettasse di scrivere una presentazione secondo il suo modo di percepire il libro, mi entusiasmò.
A quell’epoca, il 2020, anno di grande cambiamenti, traumi, e divisioni che si sono rinsaldate negli anni a seguire, non potei fare una presentazione dal vero come solitamente è in uso fare, per cui ne organizzai una in video, in cui nelle registrazioni presero voce la giornalista e narratrice audiofonica Ornella Bellucci, il critico delle arti e docente Marga Esposito e la poetessa Lidia Riviello.
Finalmente i miei monologhi trovarono la loro forma definitiva pur sapendo che anche i libri, come ogni opera, sono soggetti a mutamento a seconda di chi leggerà.
Di definitivo, avranno solo carta e stampa.
Qualche tempo dopo…
Sono passati quattro anni dalla pubblicazione di questo libro e credo di poter dire che non è di certo un libro di successo (in questi casi si dice che è di nicchia). Apprezzato per la maggior parte da psichiatri, psicologi e analisti del settore.
Come mai?
Dovrei preoccuparmi forse, ma a dire il vero ne sono intimamente fiera… alla fine, fra artisti e analisti il punto in comune è proprio lo studio dell’intima espressione umana: tutta. Quella che va dal bianco al nero, il bene e il male, gli estremi che passano dalla miseria più infima alla bellezza più elevata scandagliando tutte le infinite sfumature.
Fra tutto riporti i commenti del regista Gianni Leonetti e Marga Esposito che mi ha più coinvolta e in cui mi sono trovata e ritrovata… e scusate l’atto di autocompiacimento, ma se non ci penso io, come si fa?
“Ha dipinto con sensibilità e freschezza quella meravigliosa giostra che è la vita”
“Oltre a fuoriuscire da un ingegno fantasioso, è uno scritto di lacrime e sangue“
Per chi vorrà leggerlo oltre ovunque sul web, anche qui.
Buona lettura… (di nicchia).
Viola