Ritrovarsi in complicità con un altro artista in modo che la propria arte e quella dell’altro si possano fondere e creare un’opera diversa, un’unicità ancora più singolare delle due unicità fuse insieme, è estremamente raro e prezioso.
La parte “buia” ma anche luminosa e salvifica di questo lavoro di artista visivo,
almeno per ciò che riguarda me, è che si vive in solitaria.
Ci si sveglia, si inizia a vagare fra un’opera all’altra, da un concetto all’altro da una depressione a una gioia sconfinata all’altra fino a sera, con pause di pasti fatti velocemente spesso in piedi, fino a che la stanchezza non avvolga e vinca quel sonno attivo di sogni e altre alchimie.
È una dimensione normale per me e per tanti artisti, ma sicuramente inusuale per molti altri.
In una sola giornata infinite emozioni si fondono condividendole con tutti i noi stessi che ci vivono dentro (vedi: Tutte le vite che sei). Ed è estremamente complesso trovare un individuo che abbia i nostri stessi ritmi.
Questa volta però, il mio lavoro in solitaria, si è trasformato in una condivisione e una complicità rarissime che tengo a raccontare.
Gli 8 giorni vissuti con l’artista cinematographer Mario Liguigli nel mio studio per girare un video d’arte attraverso il suo sguardo e la sua interpretazione, sono stati istruttivi e travolgenti: conoscenza, immaginazione, creatività e nuova sapienza si sono impossessati di me senza riserve. Ho osservato un lavoro nuovo, ho provato a rendermi praticamente utile nonostante la mia produzione di guai giornalieri, ed ho vissuto una complicità artistica di intenti davvero rara unendo le due filosofie d’arte e di vita, che poi coincidono.
Mario Liguigli (di cui invito a vedere il suo sito www.marioliguigli.com e i social di instagram, vimeo e linkedin),
è un maestro d’orchestra, ma non dirige persone. Dirige la luce.
In 8 giorni Mario ha ricreato mille notti di luna e mille giorni di sole. Si è insinuato nel mio operato come un viaggiatore attento condividendone la poetica, apprezzandone i concetti, intrufolandosi nelle pennellate, nei segni della grafite, nella materia drammatica della pietra e nelle ombre che solo la luce può generare.
Grazie ai suoi occhi prolungati da telecamere e attrezzature mai viste prima, ho amato davvero il mio operato. E scusate questo momento di autocompiacimento, ma ogni tanto essere riconosciuti, fa bene. Perché attaccarsi unicamente al proprio credo come una corda a volte solida e a volte sfilacciata richiede una costante forza sovrumana. E se capita, come nel caso del libro pubblicato da Icone Edizioni, qualcuno noti che la tua vita sia dedita anima corpo spirito a mente alla passione più grande ormai incastonata dentro come perla preziosa… e capita anche che la apprezzi viaggiandoci dentro e condividendo questo credo… beh, aiuta. E fa produrre riserve di forza per un inverno che non si sa, ogni volta, quanto durerà.
È come respirare quell’azzurro di cui parlai nell’opera “Azzurro femminile”, sentire una travolgente passione di una danza fatta di mille rossi uniti insieme, affrontare il mistero dei Violetti Minerali, il buio del Nero Piombaggine.
Una frase cara a Mario Liguigli che lo ha accompagnato dal principio nei suoi anni di lavoro, è del grande direttore della fotografia Giuseppe Rotunno scomparso da poco. Asserisce che la Luce non deve essere la protagonista, ma accompagnare il racconto con la sua atmosfera.
Questa intensa frase l’ho assimilata ancor di più in questi giorni di lavoro senza pause, e non posso che essere grata per la Luce di Mario Liguigli, quella prodotta dalla propria essenza, e quella prodotta da lui con le sue luci, perché ha saputo con discrezione, eleganza e grande professionalità, accompagnare me e le mie opere come fa la luce, per un tempo senza tempo, cogliendo profondamente l’atmosfera del mio operato e creare un’opera tutta sua.
Un’opera in cui assieme alle mie, sono divenuta paesaggio da interpretare e lui artista interprete.
Ed ora non mi rimane che aspettare con ansia e sangue freddo la sua opera video-art che non mancherò di condividere con chi vorrà.
Viola