La genesi dell’opera:
Ci sono opere che oltre la forma, necessitano di un suono.
Questo suono però, deve contenere il senso dell’opera, e allora con impazienza si attende…
Sono enormemente legata alle parole e al significato di “imperfetto” e “con”.
L’imperfezione è ciò con cui ci si confronta ogni giorno a fasi alterne nella vita. È colei che ci fa sentire non adeguati senza alcuna via d’uscita. Ma è anche simbolo di unicità: ad ognuno le proprie perfette imperfezioni che, se pensiamo alla nostra forma, ci rendono unici. Se invece pensiamo ad anima e mente, è ciò che ci stimola a conoscere, migliorare, crescere come ricercatori, esploratori di vita, sempre accompagnati dalla nostra unicità.
Il CON non ha un bellissimo suono a mio avviso, ma un immenso significato perché collega, ad esempio, una persona ad un’altra, oppure, noi ad altro, noi al tutto.
E quindi queste tre lettere dal suono poco interessante, assumono un significato che “unisce” e non ci lascia mai soli.
Il suono prodotto dalla parola “imperfezione” non risuonando particolarmente armonico ha trovato essenza e giusta fonetica fra lingue a me sconosciute, arrivando finalmente alla conclusione di quest’opera imperfetta rappresentata attraverso simboli misteriosi (linguaggio Naòm), forma, metallo, una fondamentale perla nera e un nuovo suono: “Atelèscon”.
Simbolo di grandi ricercatori di noi stessi, ma uniti agli altri, al tutto.
Per le lezioni di cera persa ringrazio lo scultore Vincenzo Gaetaniello e la creatrice di gioielli Fernanda Satta